In questa domenica, andando a Messa, ascoltiamo:
“Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue” e ancora: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio”.
Viene in mente quel “Todos, todos, todos…” con cui papa Francesco, a Lisbona, nell’agosto di due anni fa, concluse la sua ultima Giornata mondiale dei giovani.
Essere cattolici significa essere universali. Abbiamo dentro, è nel nostro DNA quel “tutti” e per questo avvertiamo che le esclusioni di ogni tipo contraddicono il Vangelo. Sono incompatibili con l’essere “cattolici”.
Questa verità prima di tutto si vive nel pensiero e si coltiva nel cuore. Poi verranno i fatti. Il pensiero cerca di informarsi, vuol conoscere, tende alla verità e vuole farsi idee giuste.
Il cuore si apre, prova compassione, ama, gioisce per il bene, dovunque fiorisca.
Nelle nostre chiese durante l’estate che sta fuggendo, abbiamo gustato un po’ di questo buon universalismo, trovandoci insieme a fratelli di fede delle più varie provenienze, italiani e stranieri. E’ stata una cosa bella che arricchisce. Nelle prossime domeniche ne sentiremo nostalgia!