Era una delle più grandi feste cristiane, in Oriente e in Occidente. Ci si preparava con una “piccola Quaresima” e la vigilia era giorno di digiuno e astinenza. Le file ai confessionali erano lunghe. Ce l’hanno rubata e non è rimasto neppure il nome, soppiantato dal ‘ferragosto’. L’importanza del 15 agosto stava tutta in quel indirizzare lo sguardo verso l’alto e ritrovare la verità del Paradiso. Tiriamo via questa prospettiva e sul mondo si fa buio.
Non possiamo eliminare del tutto la memoria del passato né soffocare il dispiacere nel constatare che per molti cristiani la festa non c’è proprio più.
Tuttavia questo non vuol dire guardare male ogni manifestazione del nostro tempo. Se il 15 agosto è una giornata in cui le famiglie si ritrovano, pranzano insieme, passano una serena festa in baita, è una cosa molto bella e buona. Se si fa qualche cosa per manifestare l’accoglienza verso i turisti, è un fatto positivo. Se si riesce a mettere insieme i paesani, certamente si fa un’iniziativa buona.
Senza tuttavia dimenticare l’origine di tutto: Perchè facciamo festa? Chi festeggiamo?