Nei giorni scorsi il Papa ha invocato la pace da Dio e ha ammonito gli uomini con parole molto gravi e con tono non duro, ma preoccupato, sofferente.
Ha ripetuto ancora una volta che “Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra” e che “la guerra è sempre una sconfitta”: non c’è più vittoria per nessuno, mai. Ha chiamato i credenti a pregare e tutti a pensare.
Purtroppo chi conta la propria vita in decenni, con tristezza struggente sta rivivendo in questi giorni la vicenda incredibile delle due Guerre del Golfo che l’anziano e ammalato Giovanni Paolo II aveva cercato con tutte le forze di fermare. La guerra era contro l’Iraq di Saddam Hussein: bisognava eliminare – così si giustificava la guerra – le armi di distruzioni di massa; liberare il mondo da un personaggio pericoloso quale era Hussein e portare all’Iraq la pace che non aveva. Le armi di distruzione di massa non le hanno mai trovate perché non esistevano; Saddam Hussein rimase al suo posto ancora per anni e l’Iraq è ancora oggi in preda del disordine. Sono rimasti solo le distruzioni, le sofferenze e milioni di profughi, in parte giunti anche in Italia. Tra le altre cose venne distrutta e dispersa una fiorente e antichissima comunità cristiana. (Non tutti gli arabi sono mussulmani; in Medio Oriente c’erano e ci sono – anche se ridotte – tante comunità cristiane. Molti Palestinesi sono cristiani).
E oggi cosa sta avvenendo?
Domenica 29 giugno – ore 10.30 a Cappella Tamai:
S. Messa nell’anniversario dell’eccidio di Cima Vallona
27 giugno 1967