Lasciando le nostre comunità dopo un mese di permanenza, un turista – un giovane professore – ha scritto: “….sono stato nutrito dalle vostre liturgie che manifestano tanta bellezza e serenità”. E’ un riconoscimento incoraggiante che ci sprona a camminare per questa strada. Le celebrazioni liturgiche infatti non sono l’unica cosa che deve fare una parrocchia, ma sono la cosa più importante, quella che tiene su tutto il resto, quella che dice la ragion d’essere della parrocchia stessa.
Si conclude oggi la Settimana Liturgica Nazionale tenuta quest’anno a Modena e da lì ci è giunta l’ indicazione di curare con amore le celebrazioni facendo attenzione ai quattro suggerimenti seguenti:
- Al primo posto la partecipazione attiva di tutti. Unendo la voce, compiendo gli stessi gesti, facendo la Comunione, mettendosi in ascolto, si crea il “NOI” che contrasta l’IO esasperato di questo tempo.
- Dare importanza e curare il canto che non ha funzione ornamentale, ma sostanziale. Non è fatto per riempire i tempi vuoti, ma per pregare meglio.
- Mai soffocare il silenzio. Ci devono essere momenti di silenzio.
- Esercitare la collaborazione: il prete e pochi altri – sempre quelli – non devono fare tutto! Ci vogliono i lettori, i cantori, i ministranti (chierichetti), i ministri della Comunione. In zona turistica, si raccomanda qualcuno che accolga alle porte di chiesa, saluti, indichi il posto, porga il foglietto, ecc.